Japanese (pop) Whispers.
L’appassionato medio di musica è sempre in cerca di novità. Fruga, sbircia, s’informa. Ma nell’epoca del digitale, è facile rimanere fregati dagli algoritmi: tendenzialmente si incappa in uscite local, alcune volte con stranezze dell’Est, quasi mai in novità dal mondo nipponico.
Il Giappone è un’isola affascinante, che fa storia a sé, e coloro che pensano al Sol Levante come a una terra in cui la tradizione musicale si basa per lo più su copie di quanto prodotto in occidente si sbagliano: basta cercare.
La peculiarità di Bricolage HipHop è quella di sembrare un brano pop leggero e semplice, quando semplice non è. Si ha quasi l’impressione che i Cho Co Pa Co Cho Co Quin Quin abbiano messo nel frullatore Beach Boys e Run DMC, i primissimi Devo e De La Soul, Frank Zappa e Tone Lōc, tolto le distorsioni e usato i Pavement come filtrino (appunto), versando poi il tutto in un bicchiere di cristallo appartenuto alle Ronettes – bizzarro contenitore di un improbabile cocktail pronto a essere trangugiato con quell’attitudine bulimica che è tipica di chi fa le cose senza porsi troppe domande sterili.
Se bere da quel calice faccia male alla salute o meno ancora non si sa, di certo porta dipendenza sia per l’inedito miscuglio di sapori, sia per l’euforia che regala ai neuroni atrofizzati che si erano ormai quasi arresi alla banalità.