Like a rolling stoned.
Il punk a molti non ha insegnato nulla. Per quello è morto presto. La prima regola era non avere regole, motivo per cui quando il tutto è stato inscatolato in una serie di uniformi estetiche e stilistiche, lo spirito si è perso lasciando spazio al circo.
Ma gli spiriti sono impalpabili, viaggiano nel tempo e nella materia e si ripresentano sotto sembianze inaspettate.
Questi furbacchioni dei Bob Vylan hanno scelto un nickname sicuramente paraculo, ma il fine di attrarre l’attenzione è talmente valido che si perdona loro tutto. La loro miscela schizoide di punk, rap, roba alternativa anni ‘90 ed elettronica cheap è talmente genuina da risultare irresistibile. Perché l’impressione è che i nostri non stiano tanto a studiare la stesura dei pezzi: li fanno e basta, come dei piccoli sketch che durano lo schiocco di due dita lasciando però il segno.
L’urgenza comunicativa del duo inglese è pregna di quei chiaroscuri tipici dei graffiti metropolitani fatti nervosamente e di corsa per non essere beccati dalla polizia. Questo senso di tensione mista all’atteggiamento provocatoriamente scanzonato fanno della musica dei Bob Vylan una delle cose più entusiasmanti uscite fuori dal cesto di un generico underground in questi anni Venti (se ne sono accorti pure gli Offspring che se li porteranno in tour con gli Hives… vi basta?).
Da tenere d’occhio, assolutamente.