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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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...Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Angus & Julia Stone: Living Underground
Lady Oscar e André in una foto di repertorio

Angus & Julia Stone
Living Underground

Una mutua dichiarazione di appartenenza.

C’è questo vecchio servizio fotografico in cui lui indossa un giubbottone di pelle foderato di pecora Bighorn con su cucita una toppa dei Nirvana, di quelle molto vintage, con il logo vecchio e lo smile giallo, sminchiato su sfondo nero. Ha in mano una specie di basso DIY o ukulele venuto male che sia, una roba che sembra fatta con scarti rubati da una discarica sotto la supervisione di Seasick Steve. Guarda verso il soffitto, non proprio sognante, quanto piuttosto intento a cercare di ricordarsi degli accordi che al momento gli sfuggono. Lei, nel frattempo, accovacciata sulla sua gonna a pois svolazzante e cortissima, si arruffa i capelli a mo’ di Lolita pronta per un selfie. Mettici che i due sono pure fratello e sorella ed ecco servita la versione in salsa indie-rock australiana di Beverly Hills 90210. Il che riassume perfettamente anche la musica che ne consegue, e la cosa non necessariamente è un male.

Dopo anni passati a darsi reciprocamente una mano con comparsate alterne nei rispettivi album solisti, Angus e Julia Stone erano arrivati un po’ ai ferri corti. Li ha salvati, come spesso accade, un tizio che ormai (per aspetto e carriera) ha stabilmente colonizzato lo status di guru: quel Rick Rubin che quando non sa che pesci pigliare storicamente si rifugia nel suo piano B preferito in termini di consigli spassionati a prova di bomba: perché non scrivete qualcosa insieme? Detto, fatto. In dieci anni quattro dischi di folk rock sognante – a volte un po’ più folk, altre un po’ più rock – costantemente post-prodotto dentro un ipotetico filtro di Instagram uscito dalla joint venture dei social media manager di Beach House e War On Drugs.

Così eccoci a oggi, dove questo loro inaspettato coinvolgimento nella colonna sonora di un videogame che si presenta come una choose-your-own-adventure, immersa nel brivido quieto di un mondo fatto quasi esclusivamente di sliding doors, suona come un esito naturale per la loro poetica. La ricchezza psicologica di diversi punti di vista che si incontrano per risolvere intimi dubbi di fronte a bivi che anche le carezze di un paradiso sonico non ci risparmiano.

Nel nuovo servizio fotografico c’è una terra senza tempo dove picchi montuosi separano ruscelli bagnati di luce dorata. Alba o tramonto? Sogno o son desto? A voi la scelta. Potrebbe essere un posto qualunque, un momento qualunque, una qualunque condizione di (in)coscienza, ma l’aura è magica: se ti fermi un attimo e fai attenzione ai dettagli più insignificanti, puoi riuscire a riavvolgere il nastro dei ricordi e sintonizzarti sui sospiri dolceamari della tua giovinezza e magari sentire pure la brezza che porta con sé languide chitarre e due voci intente a rincorrersi, alternando binari paralleli a rimbalzi di call and response.

Il tutto vi suona vagamente familiare? Allora probabilmente state giocando a Life Is Strange. Oppure avete un rapporto profondo e intenso con gli oppiodi. O forse siete solo la reincarnazione di Angus e Julia Stone e avete scelto la canzone giusta. In ogni caso, siete fatti l’uno per l’altra.

Angus & Julia Stone Julia Stone Angus Stone 

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