C’è del metodo in questa follia.
Quando una band raggiunge la maturità può volgersi altrove oppure riprendere il filo del discorso con altro spirito. Da Melbourne con (lucido) furore, Gareth Liddiard e Fiona Kitschin hanno scelto la seconda ipotesi: portato a pienezza espressiva l’art post-rock venato di folk, psichedelia e blues gotico dei Drones, nel 2016 hanno fondato i Tropical Fuck Storm con Lauren Hammel ed Erica Dunn e sistemato saggi di arguto decostruzionismo e creatività brada in due splendidi LP.
Tanto vale dirlo subito: se i Royal Trux hanno degli eredi contemporanei, li troviamo nel quartetto australiano. Per un calderone di stili simile – urticante, policromo, all’occorrenza persino pop – e per la metodologia che permette di trarre forza dalla spazzatura nella quale siamo immersi. Anche loro studiano il marciume per ricavarne cartoline sarcastiche da dipingere con schizzi di vernice fluo e acido solforico. Nessuna differenza che si tratti di criminali come Donald Trump o di fessi da novanta del QAnon: è materia avariata da ingerire e risputare in canzoni fuori dagli schemi.
↦ Leggi anche:
Royal Trux: White Stuff
Tropical Fuck Storm: Braindrops
Sensazionale antipasto del terzo album in uscita ad agosto, G.A.F.F. – elegante acronimo per Give a Fuck Fatigue – è uno sghembo, efficacissimo wave-funk dal retrogusto di Africa e hip hop. Un regalo confezionato da pazzi cinici con il cuore d’oro che ci salveranno, perché oggi dare spallate al rock per rialzarlo significa anche centrifugare citazioni di ogni sorta: Elvis e il Vietnam, teschi e chitarre, il servizio in camera e l’apocalisse alla TV.
Possiamo ritenerci fortunati che in giro ci sia ancora qualcuno che fa questo sporco lavoro mettendoci personalità, idee e talento. E che sia umano, non un mostro come chi comanda e accumula ricchezze. G.A.F.F. è un autentico toccasana. Come bere champagne nella vasca da bagno, come una serata infrasettimanale di deboscia, come un robot bomba con la testa di Homer Simpson.