Spleen barocco virato in monocromia.
Dai Thin Lizzy agli U2 passando per My Bloody Valentine e Cranberries, l’Irlanda non è mai stata avara nel regalare al mondo musica di altissima qualità. Musica che a prescindere dai generi, ha sempre avuto come filo conduttore una densa patina di emotività, un lato umano sfacciatamente esposto alla luce del sole, quasi a mo’ di sfida.
Vengono dall’Isola Smeralda anche gli Scattered Ashes, che al loro debutto discografico si giocano il tutto per tutto. Sembra quasi che il loro non sia un semplice “suonare”, ma un vero e proprio modo per vomitare al mondo il proprio essere.
Parallel Lines è uno dei pezzi più belli usciti da quel sottobosco chiamato post-punk in questa monocromatica prima metà del 2021, un brano che colpisce da subito per struttura, stratificazioni chitarristiche ed efficacia. Come se i migliori Placebo dei primi anni si tingessero ancor più di nero, con alla voce un Brett Anderson trasformato in un crooner – incerto ma madido di emotività – che usa i toni fatalisti di un Rowland S. Howard in pieno trip Iancurtisiano.
Pur con le dovute influenze, che qua e là si possono facilmente intravedere, la band risulta sorprendentemente originale, a dimostrazione di come ogni chef – se davvero in gamba – può creare la propria versione di una ricetta stranota senza per forza scimmiottare quanto già fatto in precedenza da altri.
Poco importa se siete darkettoni nostalgici, new wavers incalliti o persone che si incazzano a morte quando sentono il termine “indie” affiancato ad amenità buone per Sanremo: gli Scattered Ashes sono la band da tenere d’occhio al momento. Non fateveli sfuggire.
Scattered Ashes Placebo Suede Joy Division
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