Basta stressarsi sui problemi di tutti i giorni: la notte porta in grembo un rilassante wondercore.
«Tell me, can I get a light?» ripetuto all’infinito. Chi poteva pensare che si potesse andare avanti in loop così tanto e ritrovarsi tanto rilassati? E non c’è neanche stato bisogno di un cilum lungo come un’autostrada. Sono solo bastati gli Hiatus Kaiyote. E pure una qualche reminiscenza poetica di quel Dylan Thomas di Do Not Go Gentle into That Good Night. Qui – sembrano dirci – ci andiamo eccome.
Smooth & chill come le migliori frequenze del R&B contemporaneo, il nuovo Mood Valiant diventa espressione calzante di quei future soul e wondercore di cui si parla tanto quando si nomina il quartetto di Melbourne. Mai come ora, infatti, la performance discografica della band di Nai Palm riesce a rivelarsi interessante quanto i loro act live. Choose Your Weapon era infatti un buon disco, ma qui, con il terzo tassello discografico, le cose si fanno ancora più serie.
I suoni e gli arrangiamenti sono tutti orientati a un’estasi neo-soul, psichedelica e quasi etnica. Oltre alla superba (e storta) Chivalry Is Not Dead, presentata come singolo poco prima dell’uscita del disco, che approfondisce i rituali di accoppiamento di lumache leopardo e cavallucci marini (per chi fosse interessato: le lumache leopardate diventano fluorescenti mentre i cavallucci marini si chiudono la coda e ballano), l’altra grande perla del disco è proprio And We Go Gentle.
Un pezzo melodico, che ricorderà un po’ gente come Badu, e che funziona benissimo soprattutto perché sembra esulare dalle precedenti esplorazioni ritmiche della band sui tempi mutevoli, che a volte portavano le canzoni a somigliare quasi a dei medley. Il groove hip hop in quattro quarti, qui – tenuto su da un basso in stato di grazia – assurge a diversità espressiva, dove le sperimentazioni convivono con gli standard e con l’efficacia immediata di questo lavoro che conferma la qualità – ormai decennale – degli australiani.