Se avete coraggio chiamatele quote rosa.
Difficile non pensare al sesso. In fondo non facciamo altro, giusto? Quindi per quale ragione dovremmo impedirci di farlo davanti a un tale ben di dio? Il metal è uno dei generi musicali meno attraenti per il mondo femminile. Lo è invece tantissimo per certi maschi dissociati e pieni di complessi. Per loro il metal è sensuale, profondo, estetico, filosofico e partenogenico. Ecco quindi che davanti a queste ninfe delle tenebre, il metallaro non può evitare di dare una certa importanza a come, nonostante la forza fisica sia inevitabilmente minore e la sensibilità – almeno nei primi anni – non sia stata formata sui robot giapponesi e le partite di calcio, ma su bambole e simulacri della mammiferazione, si picchi tanto bene e tanto giustamente.
Queste quattro bambine un giorno sparirono dalle loro camerette e lasciarono le Dorothy e Suellen senza testa, in un disastro di lenzuola e vestitini, mentre dalla stanza del fratello maggiore, ormai sprofondato nella melma ormonale e nell’angoscia esistenziale, manco una chitarra elettrica.
Crypta è un quartetto di dive tenebrali, guidate dalla maestosa Fernanda Lira, ex front-girl delle Nervosa e ora, in un contesto praticamente identico sul piano stilistico, leader di questa nuova realtà logorantale. Dark Night of the Soul è un fagotto di interiora death-thrash, con rimandi ai Morbid Angel più cadenzoni e minaccianti, un po’ di Kreator e persino qualche fraseggio etnomistico in stile Sepultura, a far da cornice. Non siamo davanti a chissà quale nuova strada per gli inferi. Le scorciatoie sembrano le medesime di sempre, battute fino al viscidume. C’è tanto compiacimento e attenzione alla valenza brutallara, un po’ meno alle domande essenziali della vita: tipo dove stiamo andando con questa roba e quanto potremo mai trarne giovamento prima di scioglierci e avviare altri dieci progetti in quattro? Eppure le Crypta non sono nate per farsi troppe questioni, è evidente dal clip.
“La notte dell’anima”, perfetta dicitura di un tempo pandemico e infodemico in cui nuove generazioni hanno accumulato tanti traumi formativi da far impallidire la generazione X e quella Y. Il metal tenta di esprimere questo buio con rabbia e smanie di rivolta. Purtroppo il mondo giovane non sa dove metterseli certi anticorpi sociali. Ma scapocciamo via certi pensieri, almeno noi trenta-quarantenni che ancora capiamo certe ginnastiche spirituali!