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Monster Magnet: When the Wolf Sits
I druidi di ritorno da Gerusalemme

Monster Magnet
When the Wolf Sits

C’è chi ha bisogno di un amante, chi di un bel trip.

When the Wolf Sits è un grandissimo pezzo di una band chiamata Jerusalem: gruppo sottovalutatissimo anche se vogliamo restringere il cerchio al primo panorama heavy psych degli anni Settanta, visto che hanno pubblicato solo un disco omonimo e sono stati poi inevitabilmente adombrati dai più fortunati Black Sabbath e Deep Purple.

La versione dei Monster Magnet ne è una fedele riproposizione, amplificata di volumi e fuzzoni, ma davvero in grado di non passare inosservata nemmeno al giorno d’oggi. «You need a lover / I need a trip / We need each other / Before we slip / Into another dawn / Into another morning / Just like today / And the day before / In fact I don’t know / What I’m looking for / Right now». Parole come queste possono davvero risuonare (insieme al tema di chitarra elettrica), ancora per molto e ancora per molti.

L’immortale Dave Wyndorf deve probabilmente aver tolto un po’ di polvere dai suoi vecchi dischi durante questo lockdown e in A Better Dystopia decide di ripescare a piene mani da tutto quel ben di dio dimenticato nei suoi scaffali. Proto-metal, figlio degli albori della psichedelia distorta e furibonda, allucinata dalle classiche droghe più o meno leggere, d’ordinanza e non. Un album tributo al genere, un omaggio alla storia del rock tutto.

Pezzi come questo – inseriti nel contesto di cui sopra – fanno ben sperare per quanto riguarda la lunga vita che questa roba può ancora vantarsi (non solo sperare) di avere in futuro. Sì, certo, la pancetta è aumentata, la ginocchia non son più quelle di una volta e intorno il palco non si fanno più quei bong epocali da viaggi cosmici. Non più ragazzini visionari, dunque, ma ora vecchi saggi, a cui confidare sempre e comunque i propri segreti da cameretta. Druidi, forse? Anche, perché no?

Monster Magnet 

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Monster Magnet: Mindfucker

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