Progetto misterico e misterioso: accendete le orecchie e chiudete gli occhi.
Siamo oberati di uscite black metal depressive, boschive e soprattutto scarsamente creative. Nel caso del duo Euphrosyne c’è qualcosa di più. Non tanto nella scelta delle immagini clippare – che più o meno hanno lo stesso stile da tesi sul cinema forestale di qualche università ultraprogressive e quindi assimilabili alla maggioranza dei videi cupi e nevrastenici partoriti dalla frangia misantropico/squattrinata del rock and roll – ma per la musica nervosa ed erratica di Thorns Above the Skies. Quella fate in modo di non perdervela!
Sembra di sentire i Fen dopo che hanno studiato teoria musicale. Su una piattolata di blast-beat ordinato e ligio, le chitarre sdilinguano una melodia di rara toccanza. L’estro maestrale della giovinetta anemica fa il resto, arzigogolando lullabicche in clean e in ice-scream su arpeggi da doposcuola e riffoni che ti rimangono sul gozzo come gangli emotivi: una roba che lèvati. C’è un gran senso di vuoto al fondo di brutalizzate laringi e c’è una compostezza nerda squisitamente fuoriluogo al momento del solo: swippante e swingante come nessun Abbath potrà mai permettersi di pagare.
Euphrosyne odora di muschio e di cadaverina. Sale dalle più viscose stradelle di montagna fino a uno chalet incrostato di liquido organico senescente. Tra le ossa di qualche triste eremita ridotte ormai a far da assi di una dimora cancellata dalla fierezza divina, sboccia una rosa vitalistica le cui spine puntano accuse a un bel cielo senza finestre.
Ma che volete capirne, è ricompensa esclusiva per chi ha sofferto di calcoli renali alle 3 di notte.