Celebrare l’esistenza e il suo percorso, senza timore dei cambiamenti.
A volte la vita prende percorsi tali per cui persone che scorrono su binari paralleli ai nostri se ne vanno per altre direzioni e si perdono di vista. Non sempre la cosa è voluta, anzi. Il treno dell’esistenza a volte entra in una galleria buia e quando ne esce, senza preavviso, il binario che era siamese fino a poco prima è scomparso. A volte ci si ritrova a pensare a quei treni, e ci si augura che il loro sia – comunque e sempre – un viaggio fruttuoso. Fa parte del vivere. Poi – per puro caso, dopo molti anni – fermandosi in qualche stazione capita di incrociarsi di nuovo. Alcune locomotive che erano state gemelle si riconoscono subito, altre hanno subìto trasformazioni all’apparenza radicali, ma basta guardarle bene per ritrovare tratti comuni.
Per il darkettino medio il nome Arthuan Rebis non significa nulla. Eppure dietro questo pseudonimo si cela Alessandro Cucurnia, che molti di voi avevano lasciato ai Crisantemo del Carrione, splendido progetto in bilico tra il neofolk, la darkwave, l’elettronica e il cantautorato. Progetto che ha raccolto molto meno di quanto meritasse, in realtà. Il viaggio di Alex lo ha portato a staccarsi da certi stilemi artistici, arrivando man mano ad abbracciare in toto una riscoperta per le sonorità celtiche – suoni che già aveva esplorato nel profondo con i Magic Door e gli Antiqua Lunae – e che ora raggiungono vette di perfezione squisitamente difettosa, in puro medieval style, con il nuovo singolo Driade.
Figura mitologica della tradizione greca, la Ninfa della Quercia viene qui celebrata in tutto il suo splendore, con una ballata classica che non manca di far sussultare. I suoi guizzi enfatici ci accompagnano per mano, senza forzature, in mondi ed epoche sognanti, a doppio legame con la natura.
Sono lontani i tempi della Splend’Or a litri e dei chiodi zeppi di borchie, eppure il tutto fa parte di un disegno omogeneo, ovvero il percorso di un artista vero che non ha paura di seguire i propri istinti, inseguendo ciò che ama senza lasciarsi legare dal passato.
Ovunque il suo treno lo porterà, Alessandro sarà sicuramente sempre più carico di storie da raccontare: non è forse questo il fine ultimo del vivere?