Chiamalo col suo nome.
C’è un momento preciso nel nuovo disco di Vasco Brondi in cui Vasco Brondi diventa Lorenzo Cherubini. Succede presto, è la seconda canzone, quella con la cassa in quattro e il mantra di Sant’Agostino: “Amate e fate quello che volete”. Si intitola Ci abbracciamo, titolo jovanottiano come pochi, e sta dentro a Paesaggio dopo la battaglia, il primo disco a nome Vasco Brondi del nostro, dopo 10 anni di carriera a nome Le luci della centrale elettrica.
Quando sciogli il gruppo, ma il gruppo eri tu, e poi torni sulle scene a nome tuo, cioè insomma sei sempre tu, quello che stai cercando di dirci è che no, non sei sempre tu: ti sei fatto crescere la barba, hai iniziato a meditare, non hai più l’età per farti portare a bere nelle pozzanghere, hai capito che qua o stiamo uniti o esplodiamo, o ci stringiamo forte o ognuno vola via nella centrifuga cosmica.
«Farò rifare l’asfalto per quando tornerai» è diventato «Sei ritornata / la qualità dell’aria è migliorata», ma l’immaginario brondiano (brondistico?) non è cambiato: Madonne e tangenziali, costellazioni dentro i capannoni, citazioni a pioggia e i gabbiani che non la smettono di urlare perché non riescono a capire dove finisce il fiume e dove comincia il mare. Se gli volevi bene, continuerai a volergli bene. Se ti sembravano scritti con un generatore automatico, continueranno a farti lo stesso effetto.
Ci voleva Stefano Accorsi che mi raccontasse la storia della polka chinata alla fine del video per farmi capire che sì, il mantra di Sant’Agostino sarà pure un po’ scontato, ma la verità è una sola: se non possiamo ballare, non è la nostra rivoluzione. Cosmo secondo me è molto d’accordo.
Vasco Brondi Le luci della centrale elettrica Jovanotti Cosmo
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