Il diavolo veste latex.
Ah l’America! Il paese dove sia i sogni che gli incubi diventano realtà, dove in un attimo è possibile arrivare in vetta al mondo ed essere buttati giù subito dopo. Un circo – fatto di artisti più o meno validi – dove ciò che conta è essere sempre sul pezzo, poco importa se con merito o meno.
Con queste premesse, l’uscita del singolo di debutto di Kat Von D poteva destare più di una perplessità. Alla fine lei mica è una cantante no? Classe 1982, è famosa – famosissima – ma per altre cose: tatuatrice, personaggio televisivo, modella, ha le mani in pasta nella produzione e distribuzione di cosmetici. Le mancava giusto la musica.
Anzi no. Effettivamente aveva fatto i cori in una manciata di brani (69 Eyes, Prayers, IAMX e Gunship) ma mai si era azzardata a pubblicare qualcosa a nome suo. Fino a oggi.
Bisogna dire che – costruita a tavolino o meno – Exorcism funziona alla grande. Gothic pop ballabile e orecchiabile che farebbe la fortuna dei DJ nerovestiti americani (in Europa forse un po’ meno), tra un gin lemon annacquato e l’altro.
In questo senso il video è quantomai esplicativo: un’estetica codificata tra latex, cinghie e trucco pesante dove il piacevole synth pop a tinte noir del pezzo fa da sfondo in maniera impeccabile alle immagini girate nel deserto.
È innegabilmente un prodotto destinato alla vendita (più del personaggio in sé che del disco vero e proprio) ma che nella sua paraculaggine sfacciata funziona a meraviglia. Che questo sia l’inizio di una carriera degna di nota dietro al microfono? Probabilmente no, ma alla fine che importa? A volte nel quotidiano serve anche un po’ di leggerezza, e «del doman non v’è certezza».