Cantori di adolescenze aggrappate a un algoritmo.
Gli Atreyu senza Alex Varkatzas sembrano un’altra band, ma forse è meglio così. Tanto più che come collettivo non sono niente male. Warrior, con il mollaccione Brandon Saller che nel video le prende senza pietà dal resto del gruppo, è un brano che si aggrappa con tutte le forze a una bella melodia e ribadisce il concetto battagliero di chi è pronto a tutte le sfide della vita, incarnando rabbia, forza e violenza. Soprattutto è pronto a incassarne tante, perché non bisogna dimenticare che affrontare il mondo da guerrieri significa farsi male e innanzitutto saper reggere l’urto.
Brandon è spalleggiato da quattro riffoni cromatici iper-cesellati e canta un inno armonizzato con chissà quali effetti di rimpasto, ma ci crede e si becca la mattanza dagli amici. Cade, sputa fiato e sangue, resta schiacciato sotto una scarpa ma continua a blaterare di essere un guerriero e di non darsi mai per vinto. Raccoglie i pugni, i calci e i residui di saliva e bile e ci farcisce il cuore, così da farci lo stucco per gli innumerevoli fratture e graffi che l’esistenza gli dona.
Warrior è un pezzo che scorre più veloce dei minuti dichiarati, sembra quasi sfuggire nella sua semplicità, ma resta nel petto, rimbalza tra le vertebre e rintrona dietro le scapole, stuzzicando la pelle della schiena con dita maliziose.
Gli Atreyu magari non saranno più quelli di una volta, il loro frontman assoluto se ne sarà pure andato, ma gli anthem avvincenti sanno ancora forgiarli, sotto una coltre di cazzotti e una cascata di vetri rotti, il guerriero riemerge incessante, come un ritornello invincibile.
Ah, nota a margine ma non troppo: c’è Travis Barker dei Blink-182 alla batteria.