Cantautori analogici nell’era delle trasmissioni di giardinaggio.
Assimiliata appieno la lezione dei Talk Talk e di Brian Eno e messo temporaneamente da parte il suo moniker East India Youth (dietro al quale ha composto i primi due album), William Doyle torna alla luce discografica – dopo brevissimo tempo da Your Wildnerness Revisited – e sembra avere ancora tutte le carte in regola per dire la sua.
Il nuovo disco Great Spans of Muddy Time sembra essere infatti il naturale prosieguo di quell’art pop nostalgico – un po’ colto, un po’ per tutti – che spesso risulta la forma di espressione preferita da certi musicisti di culto della scena indipendente. Se aggiungiamo poi che il lavoro di registrazione è andato perduto con l’hard disk su cui era inciso – e il tutto è basato sulle poche cassette sulle quali era ancora rimasto qualcosa – beh, c’è anche un background solido da audiofili vintage, che arricchisce il racconto.
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Nothing at All è uno dei migliori brani del disco, calibrato su una melodia suadente che arriva subito e lascia trasparire quelle atmosfere quasi neofolk di cui abbonda questo nuovo lavoro solista. «I was aware that time was limited / And that I’d have to keep it brief / But then the words came out in all the wrong orders / The rest were jammed behind my teeth» sembrano parole abbastanza esemplificative del discorso di evoluzione naturale che l’artista inglese ha ormai messo in chiaro, e in atto.
Robert Wyatt, Robyn Hitchcock e Syd Barrett sono – a detta dello stesso cantautore – quelle “nuove” roccaforti su cui il lavoro intero sembra fondato. Oltre, naturalmente, a un sentore di malinconica (dis)attesa che ormai sembra essere la base di certo pop indipendente.
Fun fuct – non mancano nemmeno delle lezioni di giardinaggio televisivo inglese per superare il lockdown. «Sono diventato ossessionato da Monty Don. Mi piacciono i suoi modi e c’è qualcosa in lui con cui mi relaziono. Una volta ha descritto i periodi di depressione nella sua vita come consistenti in “nothing but great spans of muddy time”. Quando ho letto quella citazione sapevo che sarebbe stato il titolo di questo disco».