Due convinti bluesmen dell’Ohio tornano a fare quello che sanno fare meglio.
La notizia è che a distanza di vent’anni esatti dalla loro formazione, i Black Keys tornano alle radici del loro sound e pubblicano un disco di cover blues.
Non è la prima volta che il duo di Akron tributa la musica che più l’ha ispirato. Era già successo infatti quindici anni fa con l’EP Chulahoma, dove il gruppo rendeva omaggio al bluesman Junior Kimbrough con sei canzoni una migliore dell’altra.
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Per presentare il nuovo disco in studio, Delta Kream, in uscita il 14 maggio, i Black Keys danno alle stampe il loro punto di vista riguardo a Crawling Kingsnake, la cui prima registrazione in studio risale a ben ottanta anni (a firma Big Joe Williams), poi portata al successo dal grande John Lee Hooker. Tutto suona terribilmente bene, magicamente blues.
D’altronde non è di certo un mistero che quando Dan Auerbach e Patrick Carney mettono le mani in certa pasta non ce n’è proprio per nessuno – e ci dispiace per gli altri, come diceva la coppia più bella del mondo.
Ora non rimane che attendere un paio di settimane per ascoltare il resto, che comprende vecchi, splendidi pezzi di Mississippi Fred McDowell, il solito Big Joe Williams e (ancora una volta, ora come allora) Junior Kimbrough – tutta gente che ha scritto pagine leggendarie in dodici battute.
Messe da parte le sonorità più rock degli ultimi tre lavori in studio, i Black Keys paiono aver fatto tesoro della lezione impartita nel 1965 da Bob Dylan. Bringing It All Back Home, punto e a capo.
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