Che Dio protegga il punk sinfonico. E la sua rivoluzione.
Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio il Kanada a partorire oggi le migliori generazioni di dissidenti musicali? Ancora una volta, infatti, nel giro di quella Constellation Records (ormai una nuova etichetta punk à la Dischord, se ci si pensa bene), si ritorna a parlare di uno dei gruppi di punta del panorama post-rock mondiale. Anche se nel caso specifico dovremmo parlare piuttosto di punk sinfonico.
Il settimo sigillo dei Godspeed You! Black Emperor – ora G_d’s Pee – torna a far luce sulle radici più rock del collettivo, riportandolo a quella matrice che aveva contraddistinto le proposte più ideologicamente connotate della band (vedi Yanqui U.X.O. o Slow Riot for Zero Kanada). Poco male, insomma, vedere almeno qualcuno che – seppur privandosi per principio di grandi grida o parole enfatiche – riesca a fare i conti con il mondo contemporaneo senza prendere in mano le solite storielle di critica sociale. Più che altro farlo in maniera – tutto sommato – piuttosto credibile.
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«Tutte le attuali forme di governo sono fallite» si legge nella presentazione-statuto di G_d’s Pee AT STATE’S END! – in altri termini: come gestire, adesso, l’impatto sociale della governance failure? E pensare che lì in Canada non si sta poi così malaccio in quel senso. Cosa dovremmo dire da queste parti?
Government Came (9980.0kHz 3617.1kHz 4521.0 kHz) è infatti una parte di una delle quattro macrotracce in cui è diviso il nuovo lavoro. Ancora una volta difficile da scindere dal magma sonoro in cui è immersa e dal momento del disco in cui è posta, il pezzo è forse il più “tradizionale” del lotto. La sua progressione è riportata in auge da un suono più “rock” e da un missaggio che ben rappresenta la dimensione live e la performance di proiezioni a 8mm, marchio di fabbrica dei GY!BE, tanto quanto lo stendardo della speranza – HOPE – che sembra quasi essere sempre meno credibile di questi tempi. Anche per i suoi portavoce più romantici.
«Abbiamo acceso di nuovo le radio a onde corte, per la prima volta da molto tempo. E abbiamo scoperto che molte cose erano cambiate. I pastori dell’apocalisse erano ancora lì, ma urlavano LA FINE DEI TEMPI È ORA! Mentre una volta gridavano LA FINE DEI TEMPI VERRÀ PRESTO!». Anche l’augurio Godspeed si è infatti amaramente trasformato in piscio dell’Altissimo. E quello State’s End deserto riflette molto della contemporaneità che ormai – come si legge su Bandcamp della band – versa in uno stato di disfatta post-apocalittica. Mai come ora una qualche rivoluzione sarebbe davvero necessaria.