Tra spoken word e musica jazz, il ritorno in musica di una delle più grandi poetesse americane.
Di lei si potrebbero scrivere molte cose. Una delle migliori scrittrici della sua generazione. Docente all’Università del Tennessee e vincitrice di importanti premi letterari, come l’ambitissimo Pen USA Literary Award. Oppure ancora, la prima nativa americana ad aver ricevuto l’incarico di ambasciatrice per la poesia degli USA.
Un aneddoto che la dice lunga sul personaggio. Proprio nell’anno in cui Cobain decide di farla finita, Joy si era reca all’Università di Bergamo per tenere un reading di poesie. Dopo averne lette parecchie e suonato pure il suo amato clarinetto per la gioia di tutti i presenti, qualcuno le chiede di Patti Smith: possiamo dire che in qualche modo ne è stata influenzata? Lei, guardandolo di traverso, risponde secca: «No».
Eppure ad ascoltare il suo primo album da dieci anni a questa parte – I Pray for My Enemies, uscito per Sony lo scorso 5 marzo – quella che viene in mente è proprio la poetessa del rock per eccellenza. Ma non ditelo a lei, ovviamente.
In ogni caso, a questo giro, Joy Harjo ha voluto fare le cose davvero in grande, tirando dentro in primis un suo amico di lunga data, Barrett Martin (già con Screaming Trees e Mad Season), che a sua volta ha contattato alcuni vecchi compagni di bisbocce. Parliamo di musicisti del livello di Mike McCready dei Pearl Jam, Peter Buck dei R.E.M., Krist Novoselic dei Nirvana e Rich Robinson dei Black Crowes. A leggere i nomi coinvolti sarebbe lecito aspettarsi un canonico disco rock alternativo anni Novanta. E invece no, perché tutti mettono da parte i suoni che li hanno fatti conoscere per accompagnare la Harjo nei suoi spoken word. Il risultato è interessante, tra ritmi jazz e acustici che ricordano le sonorità dei misconosciuti Tuatara, ensemble di musicisti che vedeva tra le proprie fila proprio molti degli artisti appena citati.
E allora godiamoci la traccia d’apertura Allay Na Lee No, con il libricino dei testi tra le mani, giusto per apprezzarla ancora di più.