Un autodafé verso l’underground cinematografico e horror-fonico.
I Bloody Hammers hanno cercato di essere un gruppo, qualche anno fa, arruolando veri strumentisti con i quali condividere un sforzo creativo, un sentiero oscuro, un amore viscerale per certe immagini sgranate e olezzanti alla Proust – di sperma, fumo e cinema di periferia. Poi il mercato vile e infingardo, ha costretto il vate Anders Manga e la sua morticiana consorte Devillia a tirare avanti da soli, discograficamente parlando. Nessuno si è accorto del passaggio, visto che la musica della band è sempre stata un progetto teorico centrato sulla visione di una mente e basata su un polistrumentismo spinto. L’impressione è che l’autarchia divertita delle produzioni successive al doppio picco Under Satan’s Sun e Lovely Sort of Death, abbia condotto i due coniugi a una processione sempre più ieratica nel solito discount abbandonato di VHS in fondo all’ultima strada a sinistra.
Not of This Earth è un estratto del loro sesto album in studio, Songs of Unspeakable Terror. Manga ha ormai definito la propria creatura e non tenta di sorprendere il pubblico: c’è il suo approccio potente e molto ancorato a certi gothismi anni ‘90, un riffing heavy spinto e corposo e una scrittura generale dinoccolata, da zombie del pentagramma. Non gli si chiede molto altro, se non quella botta energetica che era la norma fino a cinque o sei anni fa e che nelle ultime prove – incluso l’EP The Horrorific Case of Bloody Hammers – non sembravano più chimicamente produrre, nonostante la formula fosse sempre sostanzialmente la medesima.
Qui invece facciamo tutti sì con la testa davanti alle immagini nere e viola del clip, con i dischi volanti posticci dei B-movie anni ‘50 e il fuoco bianco che divampa dalla barba di Anders sulle città degli anni della Guerra fredda.
Sottovalutati e forse un po’ lasciati a se stessi, i Bloody Hammers restano una delle poche proposte davvero genuine dell’ondata occult rock degli ultimi dieci anni. Spegnete la luce, tenete gli occhi e le orecchie bene aperti, lasciate che l’oscurità dilaghi in voi e poi spingete PLAY sulla cosa che non è di questo mondo.