Aggiungi un posto a tavola, che c’è un Molko in più.
Non sempre un piatto di mezze penne al sugo risulta buono. Magari è un po’ insipido, scotto, sbruciacchiato. Insomma, non è la prelibatezza che uno si aspettava. Ma il buon senso insegna che non si butta via niente: una terrina, dei cubetti di formaggio, et voilà! Pasta pasticciata al forno, che sarà anche una ricetta di recupero ma è imbattibile.
Lo stesso vale per alcune canzoni. Prendiamo Under My Skin dei Blackfield, ovvero Aviv Geffen e Steven Wilson, mica gli ultimi arrivati. Ebbene, la versione originale uscita pochi mesi fa aveva un potenziale molto buono, ammazzato però a colpi di campanelle natalizie, arrangiamenti per orchestra (in)degni del peggior Sanremo e una produzione talmente zuccherosa che bastava un ascolto per rischiare il diabete.
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Bene, esce in questi giorni il Sirens Remix ed è tutta (letteralmente) un’altra musica. Spazzata via l’aria pomposa, il tutto viene compresso in un brano dance dalle tinte dark che farebbe il pienone nelle sale goth meno intransigenti, con echi (lontanissimi ma presenti) di De/Vision e VNV Nation che vanno a mischiarsi con gli interventi vocali di Brian Molko. L’ospite d’eccezione, con il caratteristico cantato nasale, fa suo il pezzo mettendo in secondo piano il pur ottimo Wilson (che invero aveva creato una linea melodica e una metrica che gridavano Placebo a ogni strofa).
C’è poco da fare: certe voci non sono tecnicamente “belle” ma riescono a trasformare una canzone. Qualsiasi. Uno dei (rari?) casi in cui un remix sotterra senza mezzi termini l’originale. Da ballare a perdifiato: bisognerà pur smaltire.
Blackfield (feat Brian Molko) Blackfield Brian Molko Placebo Steven Wilson