Il siero della vita eterna passa da un cavo cannon ricoperto di plastica.
Spesso quando le persone si trovano di fronte a un quadro di Lucio Fontana reagiscono come Remo e Augusta Proietti nell’episodio Le vacanze intelligenti (parte del film Dove vai in vacanza?), che vedeva un grandissimo Alberto Sordi sottolineare il distacco tra un certo tipo di arte e la massa.
Il problema sta sempre nel saper contestualizzare le cose, dando loro il giusto riconoscimento storico e soprattutto inserendole in un percorso culturale ed evolutivo. Per quello Fontana risulta rivoluzionario per i veri appassionati d’arte e un cialtrone per la massa: semplicemente non viene capito, mentre ad esempio la genialità di una Cappella Sistina è visibile a chiunque, rendendola un’opera d’arte popolare, quindi – abbreviando – pop.
Il nuovo brano dei seminali Absolute Body Control non è per nulla pop ma è semplice. Di quelli che potrebbero far dire all’ascoltatore casuale: “beh che ci vuole? Lo farei anche io”. La differenza però la fa non il cosa, ma il come. Perché nella teoria fare un taglio su una tela è tecnicamente facile quanto creare un brano electro con strumenti analogici, fatto di due note, voce monocorde e midtempo battuto da una Boss DR-55. Dargli spessore artistico è ciò che differenzia Fontana (nel primo caso), Dirk Ivens ed Eric Van Wonterghem dagli altri.
Il ritorno discografico dei leggendari alfieri dell’EBM è letale: lento, magmatico, ipnotico e ossessivo, il brano si fa strada lentamente tra le sinapsi annichilite dando loro il colpo di grazia a botte di distorsioni analogiche. Il duo belga in quarant’anni non ha mai sbagliato un pezzo, mandando a quel paese i trend del momento e continuando a tracciare il proprio solco sonoro dentro il quale si sono gettati, come assetati nel Gange, decine di emuli che mai sono riusciti a eguagliarne inventiva ed efficacia.