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Soen: Monarch
Giuliano Palma rapito da un gruppo di metallari

Un supergruppo con una supercanzone: non è una cosa scontata.

I Soen sono un supergruppo svedese. In generale significherebbe che un pugno di musicisti di altre band famose, residenti in Svezia (e non solo) hanno unito le forze nel tentativo di fare un po’ di soldi tra un progetto e l’altro. Nel caso di questa band no. Un ipotetico fantacalcio musicale poteva valere giusto all’inizio, con Steve DiGiorgio a battere i pezzi al batterista Martin Lopez (ex Opeth), ma solo nell’esordio Cognitive (2012), perché già nel successivo Tellurian, l’ex bassista dei Death entrerà nei Testament, in sostituzione dello storico Greg Christian. Ovviamente un impegno del genere, sommato alle altre 13 band in cui DiGiorgio è ancora attivo, lo ha spinto a dire ciao ai Soen.

Da quel punto, il gruppo è rimasto super, ma per ragioni che vanno oltre la formazione schierata in campo. Si parla di musica, nello specifico. Il progressive della band si rivolge all’anima dell’ascoltatore e talvolta usa tempi contorti quanto può esserlo il ventre tribolante del genere umano. Eppure Monarch è un brano senza tante complicazioni. Parte con le classiche sirene dei Black Sabbath e poi ci mette a sedere con un bel riffone autorevole.

Joel Ekelöf, pelato, vestito generalmente di nero, è uno dei motivi che non porteranno mai i Soen in cima alle classifiche, insieme forse al nome che pare un sussurro, troppo debole per colpire le menti intasate delle nuove generazioni. Ma per chi ama il metal intelligente, profondo e che trae la propria forza dallo stesso crogiolo di mestizia e dolore, questa band è innegabilmente una risorsa. Ekelöf invoca a polmoni pieni le emozioni di tutti noi. Guardiamo l’orizzonte con gli occhi appannati di lacrime, ma un sorriso pieno di saliva si apre su un cuore battente bandiera liberiana.

Soen 

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