Musica da veranda per visioni da radura deserta.
Tempi luminosi per il corso del neofolk sognatore casalingo. Quindi tempi perfetti per introdurre un personaggio come Renée Reed all’attenzione – rigorosamente mite e super-indie – di una nicchia musicale dal sicuro fascino underground.
Spirito creolo e cuore cajun emergono da tutti i pori del debutto della giovane figlia d’arte (Harry Trahan il nonno, Lisa Trahan la madre, Mitch Reed il padre – solo per fermarsi alle foglie più esterne dell’albero genealogico), registrato su un buon vecchio 4 piste. Fast One, la title track ne è la presentazione più emblematica.
Lafayette, Louisiana e il suo panorama alla True Detective che a tratti ricorda l’immaginario vintage tanto caro a David Lynch, donano alla semplicità del tocco della Reed un qualcosa di magico, che riesce a esulare dai soliti standard fissati a suo tempo da Tim Buckley. La si vedrebbe bene, infatti, proprio in quel Roadhouse Bar di twinpeaksiana memoria.
Un po’ Ryley Walker, un po’ piccolo souvenir français alla Serge Gainsbourg e un po’ nuovo fenomeno alt-country, c’è qualcosa di vero in questa ragazza con la chitarra che suona in veranda che non può facilmente passare inosservato. Vibrante, misteriosa e suadente. Lasciatela regalarvi una visione galante e onirica, così necessaria in questi tempi di reclusione forzata.