Giovani intonarumori d’oltremanica, colonna sonora perfetta nella nuova terra desolata del Brexit punk.
Conveyor apre il mirabile nuovo lavoro dei LICE, formazione che ha già dalla sua la nomea di “the next Idles”. Vero o no che sia il paragone, il pezzo in questione è comunque, senza dubbio, un’introduzione che è già una dichiarazione di forma – oltre che di narrativa – per quello che è Wasteland: What Ails Our People Is Clear. Post-punk new generation che respira i nuovi fumi del Windmill di Londra e cavalca la cresta di quello che ormai è ufficialmente Brexit punk.
Se il pattern di basso e batteria è quello che abbiamo già imparato ad apprezzare da qualche anno a questa parte, è però l’uso della voce di Alastair Shuttleworth che, in mezzo a loop ed effettistiche varie, sembra duettare con il mitico intonarumori di memoria futurista, mentre narra la storia di una nuova terra desolata di eliotiana memoria ma di iper-contemporanea fattezza.
Va comunque detto che in questo mix future-punk si esula – nella totalità del lavoro dei LICE – dal mero ambiente idlesiano e/o radio friendly. Si prova piuttosto ad affrontare un concept fantasatirico, tra prosastiche interpretazioni, rumoristiche sperimentalità e un groove che ricorda a tutti per l’ennesima volta che Bristol la sa pur sempre lunga.
John Talbot e la Balley Records ci hanno messo la faccia. I LICE ci mettono rumori, parole e spregiudicatezza. Il coraggio di osare, direbbero alcuni. Sia mai che l’onda giusta porti sempre più in alto.