Figli di un’America tutta fantascienza e Chevrolet.
Bentornati ai Chevelle che – insieme ai Deftones, per esempio – si uniscono alla moda del comeback di questi tempi, almeno per quanto riguarda un certo sound più o meno metal, ma per certo americano, alternative e dalla malinconia radiofonica. Un po’ old but nu, un po’ Tool wannabe, e aggiungiamoci pure una strizzatina al nuovo pubblico indie. Ecco, ci siamo capiti.
Nati a metà anni Novanta in Illinois e da sempre amanti del mito della Chevrolet, i fratelli Loeffler tornano a battere sul chiodo dell’alternative-indie-prog e lo fanno con un pezzo che sicuramente farà la felicità dei fan, senza se e senza ma. Una volta, almeno, che si son messi da parte i soliti paragoni con una certa sperimentalità psichedelica e i relativi nomi di riferimento.
Self Destructor funziona proprio nel suo ritorno al nucleo della band, coi soli due singoli fratelli a tenere le fila del tutto. Diretta, esplicita, senza grandi fronzoli, si avvicina a un certo approccio alla Tesseract e Karnivool, restando comunque parto ben consapevole di una band che sa di aver venduto milioni di copie – se non altro negli States.
ll brano sarà presente nel nuovo album Niratias (Nothing Is Real and This Is a Simulation) in uscita il 5 marzo. In anticipazione una copertina future-vintage, giusto per ribadire che sapere che aria tira nei trend di oggi – anche in quelli di nicchia – è sempre un plus.