Non è sempre caviale, dicono gli ultimi dei romantici.
Non si può essere sempre felici, non può essere sempre domenica.
Lo dice il frontman dei Rammstein nel suo nuovo brano partorito in collaborazione con David Garrett, violinista famoso per aver adattato le composizioni d’orchestra al rock. Entrambi eretici, abili nell’indossare e dismettere maschere (l’ossessione di Till Lindemann) e a capovolgere i giochi di ruolo, i due artisti tedeschi partoriscono un brano denso di un cupo romanticismo.
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Lindemann dà qua adito alla sua vena da chansonnier decadente unendo, come già nella versione al pianoforte di Mein Herz brennt o come in alcuni pezzi dell’ultimo lavoro del progetto Lindemann (ora definitivamente accantonato), la teatralità di Bertolt Brecht con le atmosfere ammorbate e lascive della Repubblica di Weimar.
La sua voce baritonale diventa una perla nera quando può esprimersi nella sua natura melodrammatica, denudata dai fasti del metal e lasciata sola nella dolente intensità. Come nelle poesie del suo libro In stillen Nächten: Gedichte, il cantante getta il costume da rock star e dà voce al silenzio nascosto tra gli anfratti della penombra, dove bene e male copulano per rivelare il mistero della natura umana. «E poi sarà buio, capelli grigi e un grigio pensiero. E se un giorno morirò, dovresti pensare a me» dice.
Caro Dr. Dick, non morire, che in un mondo pieno di pupazzi e caricature, c’è bisogno della tua cruda verità.