Come un giro sull’autoscontro, rigorosamente senza cinture di sicurezza.
I Tankus the Henge si professano folk ma non ci dicono esattamente a quali radici culturali hanno deciso di attingere, vista la gran varietà di influenze e sbarelli stilistici che sono in grado di offrire.
Il Luna Park di cui ci raccontano è in sé la dimostrazione di cosa capiterebbe alla testa di Ricky Martin se prima di esibirsi gli infilassero dell’acido nel succo di verdure. Gitani, british, sofisticati e puzzolenti di sudore e di terra libera, Jaz Delorean e la sua banda ci prendono per la collottola e ci trascinano su una pista di autoscontri, lasciandoci a piedi nel mezzo a sgambettare seguendo i loro ritmi da pistole e saloon.
Un pezzo essenziale sul cogliere l’attimo e non lasciarsi proprio ora che il bello è arrivato, le tasche sono piene di penny e le giostre sono lì che luccicano. Ritmiche rock da sincope, fiati sensuali e un frontman dal motore truccato, che sembra reduce da un rave di cavalli drogati.
L’assolo centrale, annacquato in una dilatazione psichedelica tra Bartòk e David Crosby è la dimostrazione che non tutto è stato detto e che qualcuno alla fine si sentirà ancora una volta davvero fatto!