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Death Loves Veronica: Lies
Foto di gattini ne abbiamo?

Mid tempo electro per incubi quotidiani vestiti di nero.

Non importa quanto la vita ti metta i bastoni tra le ruote: se l’istinto primario ti spinge a creare non c’è malattia o disgrazia che tenga. L’esprimersi, sia come reazione catartica sia come forza che aiuta a non lasciarsi abbattere è il motore pulsante che alimenta l’esistenza stessa di un artista.

Lo sa bene Veronica Campbell – già nei Mephisto Walz – che, dopo un album pubblicato a inizio anno per la Swiss Dark Nights, è stata costretta a uno stop dovuto a motivi di salute che le hanno fatto passare più giorni in ospedale che in studio di registrazione. Ma la Nostra è caparbia, e appena le è stato possibile è tornata più carica di prima dietro il microfono.

Il risultato è Lies, monolite electro-dark che finge di muoversi leggero su uno strato sintetico ma che – come un felino nell’ombra in slow-motion – fissa la preda leccandosi i baffi prima del colpo di grazia. A salvare (o condannare?) La vittima è la voce sensualmente monocorde di Veronica, che sinuosa guida i sensi dell’ascoltatore nel labirinto sonico, dipingendo paesaggi tutt’altro che onirici, posati su una base in odore di rilettura degli stilemi dell’electro oscura degli anni ‘80 e illuminati da una luce vivida che sa di shoegaze. Lo splendido ritornello, per esempio, sembra scritto da Toni Halliday e Dean Garcia in down dopo una serata allo Slimelight, e fa venir voglia di schiacciare replay all’infinito.

Chissà che ne pensa l’omonima velocista.

Death Loves Veronica 

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