Sorpassare a destra i Placebo e gli HIM per dare voce al malessere della generazione XX.
Ritornerà il goth rock in questo periodo dark, funestato dalla pandemia? Sicuramente i tempi sono maturi per un manifesto senso di malessere, uno spleen esistenziale che potrebbe farci ripiombare negli anfratti musicali oscuri che caratterizzarono l’epopea new wave.
I Blackmordia – novella band synth rock parigina – non si sottraggono all’umore plumbeo che fu dei primi anni Ottanta, reiterandone non solo la sonorità, ma anche l’umore teso a un sostanziale pessimismo cosmico.
Il cantante Peter Moisan (un ibrido tra Brian Molko, Ville Valo e Tommy Lee) ha scritto questo brano per affrontare il tema sfaccettato delle relazioni sentimentali a partire da quello della salute mentale, come a dire: l’amore e il sesso rimangono comunque più complicati di Tinder, anche nei tempi di Tinder.
Che arrivino dall’underground lo dice un certo atteggiamento ammorbato che, però, è stato abbondantemente ripulito da vari produttori di grido per l’imminente album di debutto, nonché rilanciato sul palco, condiviso in passato con gruppi come Kiss, Bring Me the Horizon e Tokio Hotel.
Un po’ Velvet Goldmine un po’ The Crow, i Blackmordia appaiono cinematografici al punto da poter piacere alla generazione Insta senza metterne in pericolo il costrutto immaginale.
La minaccia, nel 2020, non è più palesemente rivoluzionaria ma perniciosamente sottile, travestita in modo innocuo e, per questo, ancora più virale.