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Rob Zombie: The Triumph of King Freak (A Crypt of Preservation and Superstition)
Eppure i barbieri sono ancora aperti...

Rob Zombie
The Triumph of King Freak (A Crypt of Preservation and Superstition)

Il ritorno trionfale del Re dei Freak e di molte altre bestie sataniche.

Siore e siori, ghoul e vampire, nani e mangiafuochi, marziani e superbestie, Robert Bartleh “Zombie” Cummings è tornato. E la forma è davvero smagliante, sporca, ruvida, metallara e ancora capace di esaltare chi ama e ha amato lo strambo personaggio in questione. Non solo in senso nostalgico, sia chiaro.

Vero reietto del diavolo, Zombie stupisce ancora, semplicemente facendo “il suo”, come una volta, rispolverando abiti e sound antichi, ma senza cambiare di un soffio. Cari e vecchi fan di Dragula ecco voi nuova linfa vitale (compreso un titolo di quelli belli lunghi e kitsch abbastanza da entusiasmarci solo a pronunciarlo tutto d’un fiato).

«The Demons hate you!» come intro canonico da generazione cresciuta a fumetti hard e film horror. E poi rock’n’roll, di quello vero, groove che non moriranno mai (un po’ memori dei Beastie Boys) e quel tocco vintage che abbiamo imparato ormai a considerare manna dal cielo. «And the crows will dig your grave. I do not forgive, I do not save» dice zio Zombie. E noi gli crediamo.

Non è che ci sia poi molto altro da aggiungere su un tipo del genere. Regista, fumettista, musicista, artista a tutto tondo. Ancora capace di trascendere le generazioni e dire la sua, senza mai rivoluzionarsi del tutto, ma tenendo alto lo scettro dello shock rock, anche se ora è diventato vintage rock, e comunque – in fin dei conti – è il solito vecchio, caro r’n’r. Quello che ci piace. Eccome se ci piace.

Rob Zombie 

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