Nuove specie di germogli iridescenti sbocciano nel giardino nero dell’Eden.
La Treccani alla parola “obliqua” riporta: «che non sia parallela né perpendicolare a un altro ente geometrico». Non allineata insomma. Forse è per questo che la grazia (intesa come bellezza) della musica qui presente è tutt’altro che incasellabile in un determinato genere.
La Grazia Obliqua – collettivo capitolino attivo da quasi un decennio – con Oltre spinge i suoi limiti sempre più in là, arrivando al compimento di una musica trasversale dove troviamo il confluirsi di innumerevoli influenze: su una chiara matrice rock (con ammiccamenti a un certo tipo di metal melodico) vanno a posarsi delle sfumature darkwave, mentre le voci maschili e femminili alternano atmosfere all’apparenza contrastanti eppure efficaci, quasi come se (come suggerito da qualcuno) il brano fosse «quello che sarebbe successo se Giovanni Lindo Ferretti avesse cantato con gli Evanescence».
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In realtà più che l’ex CCCP sembra che a far da mentore qui sia Miro Sassolini, ma il contrasto che si fa fusione alchemica rimane immutato. Questo melting pot sonico è la risultante ultima di un brano che attinge a piene mani da vari passati per cercare di plasmare qualcosa di personale, grazie anche a una perizia tecnica non superficiale e uno spiccato gusto per gli arrangiamenti e le melodie che ben si sposano con i chiaroscuri delle atmosfere create.
Un pezzo per coloro che pur amando il passato cercano comunque qualcosa di fresco e diverso dalle solite band-cloni mascherate da novità.