Tra i Queen e David Bowie, la sterzata che non ti aspetti.
I Foo Fighters non hanno certo bisogno di presentazioni. Quest’anno sono persino arrivati a spegnere le venticinque candeline, indossando ovviamente le mascherine e con del gel disinfettante sempre a portata di mano.
Sin dal lontano 1995, anno della loro formazione, il gruppo di Dave Grohl oltre a pubblicare un sacco di dischi e a ricevere sempre più consensi arrivando persino a riempire lo stadio di Wembley per più serate, si è contraddistinto per aver estrapolato dai propri album dei singoli che sono serviti a consolidare il marchio distintivo del loro suono. Vale a dire chitarre sparate a mille, il cantato (quasi urlato) di Grohl in prima linea e un forte senso della melodia. Tutto molto bello, ma il rischio era quello di stancare il proprio pubblico.
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Ecco quindi – come anteprima di Medicine at Midnight, in uscita il 5 febbraio – il singolo che non ti aspetti. Shame Shame si regge tutta sul groove costruito dall’ottima sezione ritmica della band – Nate Mendel al basso e Taylor Hawkins alla batteria – e il tutto, per la prima volta, si presenta in maniera diversa dal solito. Nessun urlo, nessuna chitarra in evidenza, nessuno coro che dopo un ascolto sai già a memoria. Piuttosto, un riferimento appare il David Bowie di metà anni Settanta (quello di Young Americans per intenderci), oppure certe sonorità alla Queen, gente che i Foo Fighters non hanno mai nascosto di amare profondamente.
Quel che si dice un nuovo inizio. Finalmente.