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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Omewenne: Nautilus (2020 Version)
Musica senza età, luogo, epoca, nè confini

Lo smeraldo più brillante e prezioso del mondo, nascosto sul fondo dell’oceano underground.

Un’infanzia travagliata tra adozioni e trasferimenti tra Inghilterra, Giappone e California. Una gioventù tossica in cui conosce e ha una relazione con Rozz Williams. Una manciata di demo dove fa tutto da sola distribuiti per la Happiest Tapes on Earth di Chuck Collison. Qualche brano sparso su compilation/culto (l’immensa e inarrivabile accoppiata Nautilus / Waves. La splendida cover di Ashes dei Christian Death, il toccante tributo a Rozz con In Winter Time My Body (poesia di Williams musicata postuma). Qualche sporadica apparizione dal vivo che lasciava a bocca aperta l’esiguo e fortunato pubblico. E poi altri demo, teatro, cinema, collaborazioni, videoclip homemade, libri, poesie. Il tutto sempre alla spasmodica ricerca di sé tramite la propria arte, nonostante le frustrazioni dovute ai rifiuti di infinite (e sorde) etichette discografiche.

Ogni amante della musica vera dovrebbe ascoltare attentamente Omewenne almeno una volta nella vita. Basterebbe per far capire quanto criminoso sia il suo non essere mai riuscita a emergere dall’underground. Il disinteresse delle label e la conseguente impossibilità a reperirne il materiale per il pubblico poco disposto a scavare negli archivi più nascosti, hanno privato il mondo tutto del piacere nell’ascolto di una delle artiste migliori dei nostri tempi.

Omewenne richiede tempo, si prende i suoi spazi, ma ricompensa con un caleidoscopio di emozioni profonde che è quasi impossibile descrivere. La sua musica è l’estensione delle filastrocche inventate infantili che ci risuonano ancora dentro, ugualmente dolci e spaventevoli, quasi come se lei cantasse per noi – di noi? – pur disegnando paesaggi fantastici che appartengono a dimensioni altre.

Finalmente oggi è disponibile il suo catalogo completo, che dopo un lungo periodo di stop ha ricominciato ad arricchirsi con album che sono un insieme di brani registrati negli ultimi quindici anni grazie alla supervisione di mostri sacri del genere quali William Faith. Ultimo in ordine di uscita è Benten che, in mezzo ad altre perle, contiene quella che forse è la pietra preziosa più scintillante – sia del disco che del catalogo tutto: Nautilus. La ritroviamo qui dopo 23 anni in una veste nuova: spogliata dell’aura più dark e sintetica, viene riproposta con strumentazione acustica e umana, aggiungendo una coda inedita dove il cambio d’atmosfera riesce a trasportare l’ascoltatore su livelli emotivi indescrivibili. Come ogni brano senza tempo, anche questo fa storia a sé ed è una chiave d’accesso ai diversi mondi di Omewenne, tra melodie, aperture sonore che tolgono il fiato, dissonanze lancinanti sposate a passaggi musicali che sono pura poesia con la voce di lei che dipinge affreschi emotivi al confine con il sublime.

Fate un favore a voi stessi: dedicate tempo a Omewenne. Iniziate da qui e poi sbirciate nella sua pagina Bandcamp. Sarà la scoperta che aspettavate da sempre e – come spesso accade per tutte le cose di valore – era già lì: bastava vederla.

Omewenne 

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