Fare gli anni Settanta nel modo giusto.
Un gatto, che sicuramente innalzerà le visualizzazioni con i suoi due secondi di screen time. Uno smaccato filtro seppia. E questo cowboy spiritato, cui lo stesso filtro regala occhi vitrei e inquietanti, che si arrochisce dentro una stalla. Si apre così il video di Say You Love Me Too.
Un po’ di contesto. Herman Düne – cioè David Ivar, cioè altre cose ancora – nel ventesimo anno della sua carriera folk e un po’ malinconica si trova isolato a Los Angeles. Notes from Vinegar Hill nasce in una situazione di costrizione e alienazione, e nella voce del barbuto cantautore francese filtra un po’ di rabbia, di graffio, che unita agli impressionanti occhi bianchi regala a una canzone fondamentalmente romantica una voglia di riscatto quasi aggressiva.
Say You Love Me Too suona come un pezzo folk rock della West Coast, puramente anni Settanta. Però, come in tutta la musica degli Herman Düne (che sarebbero una band, ma il nostro qui suona quasi tutto, tra gatti neri intorno e collaborazioni a distanza), c’è una vibrazione che non riesce a suonare vecchia, che parla di scoperte e voglia di vita persino in un contesto claustrofobico.
È difficile capire che tipo di energia riescano a canalizzare alcuni di questi neofolk singer, che nella sostanza si sono abbeverati da Dylan ogni volta che potevano (The Tallest Man on Earth e il suo ultimo meraviglioso album sono un altro esempio – com’è possibile che suonino così moderni?). Ma in qualche modo ce la fanno, e allora non ci sono alternative se non benedirli e rispondere che sì, li si ama. O quantomeno si vuole loro molto bene.