Che si creda o meno nelle etichette, lo chiamano trap-metal.
Ghostemane è uno che fai fatica ad ignorare. Piaccia o non piaccia, il giovane rapper statunitense ha destato un interesse che non può essere bypassato facilmente. Soprattutto perché si tratta di uno dei fenomeni più fortunati di quell’underground che ha saputo finalmente mischiare il tono rap con il sentore del metal. A patto che non sia una cosa che non suoni alla Beastie Boys. Siamo, dopotutto, nel 2020.
Ghostemane è Eric Whitney, ma è anche come Baader-Meinhof, Swearr, Limsa, Lominsa o GASM, o un membro di una delle tante formazioni da cantina floridiana hardcore punk. Tanti nomi che si affacciano oggi sul medesimo territorio shock-rock di scuola Marilyn Manson. Personaggio di cui Ghostemane potrebbe – secondo molti – diventare erede. I tatuaggi ci sono, la faccia pure, il sound anche.
Non è un caso, forse, che il classe ‘91 floridiano abbia dalla sua il fatto di aver racimolato il consenso di un pubblico che rappresenta entrambi i territori di provenienza: quello del flow da bro, dei bassi a cannone e dei producer underground con quello dei rocker fedeli alla linea distorta, ma un po’ annoiati e sempre bisognosi di novità.
AI è uno dei nuovi pezzi contenuti in Anti-Icon, e riprende le consuete tonalità chiaroscurali dell’occultismo nichilista di scuola depressiva. In pieno stile Betty Boop / Felix the Cat, l’immaginario del video acchiappa ancora una volta per il suo essere cool, catchy, al passo con i tempi e, infine, serve a ricordare che un riff di chitarra elettrica sul finale può ancora riconciliare gli estremi.
I Carcass, i Deicide e i Bathory risiedono infatti negli scaffali della musica di Whitney, anche se il sound è quello dei trapper in voga. Stai a vedere che funziona.