Il Risorgimento dell’underground neoclassico.
«Ogni pensiero vola». Così recita l’ingresso al Parco dei Mostri, conosciuto anche come Bosco Sacro, a Bomarzo, in provincia di Viterbo, con un monito quasi dantesco. Onirico, visionario, preparatorio per un viaggio ultraterreno e, in qualche modo, salvifico.
Il suggestivo giardino è stato progettato nel 1552 dall’architetto Pirro Ligorio per il principe Vicino Orsini. Alcuni dicono per la scomparsa della moglie. E tra queste interpretazioni legate all’amore e alla perdita c’è anche quella della talentuosa artista svedese Anna von Hausswolff che proprio in questa occasione arriva a uno dei suoi vertici artistici. Esattamente a dieci anni dall’inizio della carriera discografica.
All Thoughts Fly (uscito lo scorso 25 settembre per Southern Lord) è un album più che ambizioso: si potrebbe a pieno titolo definire totalmente audace. Avvalendosi di un solo timbro, quello dell’organo a canne, la Hausswolff abbandona le tonalità nickcaviane del bellissimo Dead Magic e tenta di ridefinire ancora una volta il suo folk plumbeo e sepolcrale, donandogli una vena romantica e classicheggiante che assurge qui, probabilmente, a sua vetta compositiva sperimentale.
I dodici minuti della title track, pur non essendo sufficienti a cogliere il grande percorso immersivo del disco, sono comunque emblematici per comprendere la caratura artistica di questo piccolo gioiello. Un po’ il Va, pensiero di una degli artisti più autentici, oggi.
Kosmische musik, neoclassica, musica sacra, dark ambient, elettronica minimalista, retaggi post-metal e folklore nordico si fondono in delle tonalità – quelle dell’organo di Örgryte nya kyrka a Goteborg – che riverberano all’interno delle sue stesse canne e risuonano tra le pareti ogni luogo sacro. Un’opera che affascina, che ingloba, che dimostra che anche senza barriere di genere (di sesso e di sound) è ancora possibile, di questi tempi, avere davvero coraggio – musicalmente parlando.