Good vibes 2.0: la forza di una risata contro la feccia dell’umanità.
La carriera di Nina Hagen è spesso stata sottovalutata dalla massa. Nota ai più per qualche hit a cavallo tra i ‘70 e gli ‘80, ha continuato in realtà a pubblicare lavori di livello (seppur con pause considerevoli tra l’uno e l’altro) andando a toccare le più svariate forme di espressione artistica musicale. D’altro canto con una voce così ha sempre potuto fare ciò che vuole seguendo ciò che le diceva lo stomaco.
Ed è proprio la spinta che viene da dentro il motore che la porta a pubblicare un nuovo singolo in questi giorni: troppa la rabbia e il disgusto per ciò che sta accadendo negli USA a livello razziale e politico. Fomentata dall’efferato omicidio di George Floyd, Nina ha chiamato a raccolta George Clinton (Funkadelic, Parliament), Taquila Mockingbird (Bad Habits), Paul Roessler (The Screamer, Prick, 45 Grave, Nervous Gender), Dennis Kucinich, il Sound + Solidarity Toneshift podcast, e il fido produttore e collaboratore Warner Poland per un brano di protesta che è un inno all’amore e alla fratellanza come non se ne sentivano da molto.
↦ Leggi anche:
Public Enemy (feat. Cypress Hill & George Clinton): Grid
Unity ha un andamento reggae che sfocia spesso e volentieri nella dub in odore di post-punk primordiale, tra echi, riverberi, soundscapes di sottofondo e l’ugola sempre incredibile della Hagen che, nonostante l’età, sale su vette espressive irraggiungibili per la maggior parte delle cantanti o presunte tali che saturano le playlist di mezzo mondo.
Come una sonora risata in un momento di imbarazzo, è un grido di pace che serve in realtà a riempire i vuoti lasciati dal silenzio – spesse volte complice – che troppo spesso circonda casi come quello di Floyd – e come i vestiti sgargianti e il trucco sopra le righe di Nina – si mostra leggero, nascondendo però uno spessore ideologico tutt’altro che frivolo.