Vintage prog quasi sinfonico per palati sopraffini. Ancora una volta.
Bent Sæther, Ola Kvernberg, Hans Magnus Ryan: i Motorpsycho. Ovvero lo stendardo del vintage prog-rock per eccellenza, una band da memorabilia, culto e dedizione inequivocabili.
The All Is One è il capitolo finale della Gullvåg Trilogy, successore di The Tower (2017) e The Crucible (2019) e – come è giusto che sia – ne porta alto lo stendardo. La complessità di certi pattern viene nascosta in favore di un piglio melodico beatlesiano di pop intelligente che riesce a donare al tutto (e all’uno, appunto) un’affabilità straniante.
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La suite centrale, N.O.X., divisa in 5 parti, dura ben 42 minuti (nulla di strano per chi mastica i territori della band di Trondheim). Qui prendiamo come spunto la quarta, una divagazione in crescendo di 15 minuti chiamata Night of Pan, dove i norvegesi giocano a fare i post-rocker psichedelici, inserendosi nel contesto sinfonico proprio delle suite, riuscendo però a mantenere un groove prog all’inglese che ancora una volta ha pochi eguali in giro e che sfocia poi nel cambio di Circles Around the Sun Pt. 2.
Contiene al suo interno echi di Grateful Dead, Deep Purple, King Crimson e di tutto il passato della band. Nessun fan resterà deluso da questa nuova rappresentazione degli eclettici tre norvegesi, psichedelici, qui ricercati e accattivanti come non mai, sempre intenti a divertirsi dietro alle loro divagazioni, ma continuando a scrivere ottimi pezzi.