Drill sporco e cattivo: letteralmente una bomba, in tutti i sensi.
In questi anni si è fatto un gran parlare di trap e affini, anche se nel Regno Unito la vera rivoluzione recente è stata la seconda ondata di grime da Skepta in poi. I sentieri dei due trend si sono incrociati vicendevolmente più e più volte e tracciare i confini con precisione è diventato sempre più arduo. Il terzo (e principale) vertice del triangolo in cui si muove il giovane M24 da Brixton è la drill: immaginiamo una trap leggermente rallentata, con suoni ancora più arcigni e cupi, e testi in cui la celebrazione della violenza non porta da nessuna parte. Uno stiloso nichilismo da ghetto, dove spadroneggiano gli ad-libs che mimano le armi da fuoco e le melodie sono prese e buttate nel cestino.
Se è vero che questo (sotto)genere è nato a Chicago, c’è stata però anche una corrente britannica che si è sviluppata autonomamente da questa parte dell’oceano con caratteristiche tutte sue. M24 è tra i nomi più interessanti e promettenti di questa ondata. Il suo Drip N Drill è fresco di uscita e mantiene tutto quello che promette: produzioni serrate e claustrofobiche, flow tagliente e improvvisato fino allo sfinimento, bozzetti di vita da strada tra arroganza e legge della giungla, e il rifiuto programmatico di qualsivoglia sentimentalismo.
Non ci sono parti cantate, non ci sono ritornelli orecchiabili, non c’è spazio per alcuna concessione a testi anche solo vagamente più introspettivi. Il disco giusto per prendersi (o dare) due schiaffi in faccia e annusare che aria tiri da quelle parti.