Ventun anni soltanto, e render fiero Bowie. Che senz’altro lo vede.
Ascoltando per la prima volta Rapture, sorge spontanea innanzitutto una domanda, anzi due: che anno è, che giorno è? E poi ancora: chi è questo teppistello gentile? Che posto gli spetta nella non popolatissima arena di “nuovi” cantautori britannici che fa sembrare Harry Styles a tutt’oggi un gigante?
Tutte domande che ci si poneva anche di fronte a Daniel, You’re Still a Child, il gran singolo precedente. Tutte domande, tra l’altro, di cui a Declan McKenna – ventunenne di Enfield, borgo nord-londinese – non frega assolutamente una ceppa. Sono altre le cose che gli interessano. Come, per esempio, lasciare un segno.
A prescindere dalla sua manifesta adorazione per Bowie, McKenna ha semplicemente ascoltato gli ultimi quarant’anni di pop/glam britannico e ne ha fatto un bigino. Per dire, dai Beatles ai Supergrass, da Elton John a Robbie Williams. Da Marc Bolan a Freddie Mercury. Certo, gli piace vincere facile. Ma a ventun anni questa capacità di sintesi è rara, e Zeros (Columbia), il suo secondo album, si sta contendendo al momento il podio della classifica UK con gli Stones.
E poi, il ragazzo ha a cuore certe tematiche: bullismo, razzismo, isolamento. La notevole Be an Astronaut potrebbe diventare l’inno di tutti i teenager alienati del mondo.
Leggerete molte cose, oltre a questa, che elevano Zeros a uno dei migliori dischi del 2020. Credeteci, perché è vero.