Il Boss non è ancora passato a Whatsapp, ed è un bene.
Si imposta l’algoritmo, è facile. I tempi sono quelli ormai. I dati sono la discografia di Springsteen, i timbri quelli della E Street Band post-Clemons, quelle lyrics e probabilmente anche le immagini delle varie session musicali. Si lascia fare a lui, così, senza altra fatica. E il risultato è esattamente Letter to You. Video compreso.
Niente di nuovo. Niente di originale. Niente di cui probabilmente si sentiva particolarmente la necessità. Un nuovo album del Boss, il solito giro, il solito video celebrativo, l’old school e l’old men all toghether, insieme ancora una volta. E un testo che parla di lettere d’amore e di altre canaglie nostalgiche e fuori tempo massimo.
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O forse sì. La necessità di ancora un po’ di Springsteen, quella, ancora si sente eccome. Perché – in tutta onestà – non si può negare che tutta questa prevedibilità faccia ancora il suo dannato effetto specifico. E disdegnare una cosa del genere, registrata “alla vecchia” e senza sovraincisioni, vuol dire, tutto sommato, non avere a cuore l’America radiofonica e l’evergreen del rock da frequenze FM. E probabilmente vivere un po’ con la puzza sotto il naso.
Si gioca facile, è vero. Ma sentire – e vedere – il Boss che dà l’idea di durare fino alla fine dei giorni è ancora una benedizione per il rock’n’roll stelle e strisce. E non solo per la sua fanbase, che è noto essere una di quelle che neanche l’Armageddon riuscirà a scalfire.
Sapere poi che verranno riesumate tracce come Janey Needs a Shooter e Song for Orphans direttamente dagli anni Settanta, non fa che aumentare l’attesa per il nuovo lavoro, in uscita qualche giorno prima delle elezioni americane. Chissà se vincerà ancora il Boss. Di sicuro è quotato sempre bene.