L’arte quasi dimenticata di far cantare una chitarra.
Una delle categorie che in qualche modo sembrava essere semi-scomparsa negli ultimi decenni è quella dei guitar hero. Dopo un’indigestione molesta negli anni Ottanta, quando c’era una vera e propria gara per vedere chi era il più bravo e veloce tra i vari Malmsteen, Vai, Satriani, e Batio (quello con la chitarra a quattro manici), la figura dello shredder era praticamente svanita, schiacciata prima dall’apparente semplicità del grunge e poi dai riffoni con accordature ribassate del nu-metal, dove la regola numero uno era zero assoli. Ma negli ultimi anni qualcosa si sta muovendo.
Kiko Loureiro, ex Angra e attualmente nei Megadeth, è l’ultimo chitarrista in ordine di apparizione a essere stato fortemente voluto dal roscio meno affabile del mondo, e già questo dovrebbe dirla lunga. Con il lockdown e un po’ di tempo libero che si fa per non annoiarsi? Si richiama la sezione ritmica degli Angra, qualche ospite qua e là e si registra un album. Facile no?
Il caso Kiko è singolare: la sua tecnica sopraffina non è fine a se stessa, è anzi completamente al servizio del songwriting, arte dove il nostro eccelle in maniera straripante (ricordate la splendida Conquer or Die?).
Overflow è un pezzo che farebbe rizzare i peli a Matt Bellamy dei Muse, tanto è pregno di pathos, cinematograficità ed emotività. Ogni assolo è in realtà una voce che racconta un pezzo di una storia, invece che essere solo un banale showroom delle ore passate a studiare lo strumento, con un crescendo impeccabile che accompagna sinuosamente verso un finale incredibile che da solo vale tutto il pezzo. Signor Loureiro, chapeau.