La colonna sonora per questo scorcio di inizio decennio.
Basta dare un’occhiata veloce ai social media e alla stampa per notare come il periodo particolare nel quale stiamo vivendo venga spesso accostato a quanto descritto nel celeberrimo libro di George Orwell, 1984. Ma se fosse un film? Ne servirebbe uno di quelli assurdi e paradossali allo stesso modo, alla Carpenter.
Casualità o meno, proprio ora il regista e compositore statunitense fa uscire a sorpresa due tracce fresche fresche, scollegate da qualsiasi sua opera cinematografica. Aiutato dal figlio Cody e dal nipote Daniel Davies, John rimette mano ai sintetizzatori e il risultato è – come sempre – eccellente.
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Synthwave elegante in 4/4 lenti con un’anima definita e pulsante, lontanissima dalle soluzioni glaciali e senza spessore di molti imitatori. Poco importa se guidata dal fido Korg Triton o utilizzando invece la sua personale collezione di librerie MIDI processate da Logic Pro: Skeleton ci ricorda il perché gli amanti della musica elettronica tutta debbano avere obbligatoriamente le colonne sonore (e le cosiddette lost tracks) del signor Carpenter nelle proprie raccolte, un vero e proprio pioniere nel suo genere che ha elevato ad arte ciò che prima veniva considerata semplice musica da accompagnamento per pellicole. La maestria di John nel creare mondi visionari anche attraverso il suono sta tutta qui: riuscire a far immaginare un film nonostante questo non esista, basandosi solo sugli input dati dalla musica.
Secondo Albert Camus «creare è vivere due volte»: lunga vita allora a questo eterno ragazzino di 72 anni.