La grazia disarmonica di uno sguardo sulla morte.
Non è certo una novità affermare che in ambito di musica estrema le nuove tendenze cool (da intendersi in tutte le accezioni, sia negative che positive) sono rimaste invariate nell’ultima decade. Grazie a fenomeni come il Roadburn Festival et similia, la gorgone del post-metal continua imperterrita a servirsi di una schiera di fedelissimi fan che ne sostengono l’andamento. In questo panorama l’egida del nome-padrino Neurosis resta sempre – scossoni a parte – immutata e immutabile.
I neozelandesi Ulcerate, pur partendo quasi vent’anni fa da un ben più profondo underground puro e incontaminato di death-metal scuola Gorguts e Immolation, arrivano oggi a ridefinire le loro carte specifiche, muovendosi verso direzioni più magniloquenti ed eteree. E, in questo caso, la transizione avviene perfettamente.
Stare into Death and Be Still, uscito il 24 aprile 2020 su Debemur Morti, riesce nell’intento di offrire un panorama di grazia annichilente, meravigliosa e brutale, ancora una volta amplificata dalla prestazione eccelsa di Jamie Saint Merat dietro le pelli – a oggi uno dei più interessanti batteristi in ambito di musica distorta.
Dissolved Orders, accompagnata dall’ottimo video di Dehn Sora, mostra i territori sonori propri di un percorso che i neozelandesi arrivano qui a compiere in tutta la maturità e la naturalezza che ci si poteva aspettare dopo una perla come Shrines of Paralysis (2016). Musica estrema trasversale per palati sopraffini, con pelo sullo stomaco, chiodo di pelle (vera o finta – da Carnaby Street o H&M non importa) e un orecchio disposto a sostenere il peso della fissità verso l’Oscura Mietitrice.