Canzoni come farfalle: uscire dalla quarantena portandosi dietro un fantasma.
Fran Healy ci annuncia che l’essenza di una canzone è fragile come una farfalla, e che va afferrata e lasciata andare, restituendoci l’immagine di un musicista-canale, capace di produrre un oggetto tangibile – o quantomeno ascoltabile – da qualcosa che è “nell’aria”.
E in effetti sempre di evanescenza si parla: il singolo che introduce lo svogliato titolo 10 Songs – in uscita il 9 ottobre – si intitola A Ghost e si apre con due versi che sembrano un po’ avvalorare la tesi di cui sopra (che, per essere pignoli, era riferita a Butterflies, altra traccia dell’album): «Line by line we drew it up / Had our fill and threw it up». Il passato, la canzone: è uguale. Qualsiasi cosa sia, l’abbiamo presa, raccolta, ne abbiamo tratto quello che potevamo e l’abbiamo sputata via.
Il processo che ci si propone è quello di trasformare il sofferente in accattivante. Le parole arrivano serrate e ben incastrate all’orecchio, su una ritmica saltellosa e un po’ ruffiana. L’arrangiamento è essenziale e ottimamente calibrato e quell’organo sotto il ritornello esplica benissimo il concetto di haunting, parola per cui non ho ancora trovato una traduzione italiana che mi dia soddisfazione, e che Healy da bravo scozzese conosce bene – anche se in questo caso si tratta appena di una spezia che ricorda di cosa stiamo parlando: un fantasma che si affaccia attraverso lo specchio, ricordandoti che le cose le devi attraversare per arrivare all’altra riva ed è inutile cercare strade più facili. Il fantasma, però, alle volte si diverte e si mette a fare un gradevolissimo, esorcizzante pop-rock, così della sofferenza necessaria di cui sopra arriva solo un suggerimento, un barlume insomma.
Gradevole è pure il video, che la pregiata ditta Healy & Son ha costruito durante il lockdown. Buffo pensare ai segni sottili che resteranno di questo complicato periodo nelle arti. Quasi come spettri, appunto.