Fuochi crepuscolari a fine primavera.
I Flaming Lips erano stati accusati ripetutamente, negli ultimi anni, di voler forzare all’esasperazione quell’immagine fuori, sopra, di lato e comunque altrove rispetto a qualsivoglia schema e incasellamento, realizzando in musica quel che in uno stralunato episodio di BoJack Horseman – serie che penso sempre di più ci servirà moltissimo nei prossimi anni per capire questi – Quentin Tarantulino, aracnide parodia del regista pulp, fomentato da Todd, vedeva come il futuro del cinema: «forse non è più nemmeno un film, forse è un’app per smartphone, oppure è un approccio del ventunesimo secolo a una copertura mediatica onnicomprensiva… o una confezione da due mesi di snack ben selezionati!».
Ecco quindi la notizia: le Labbra Fiammeggianti sono uscite con un pezzo normale. Oddio, più o meno. Diciamo un normale pezzo psichedelico, etereo, onirico, ipnotico, ma tutto sommato una canzone digeribile da chiunque. E che proprio per questo cattura, ti si pianta in testa e ci ronza finché non affiorano ricordi di momenti migliori, lasciati a orbitare come satelliti intorno a Nettuno, o a Saturno, o a Giove. «Orange flowers bursting into bloom / Neptune, Saturn, Jupiter, the Moon».
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Un pezzo che non doveva uscire a fine maggio, perché è crepuscolare e malinconico, fatto di atmosfere ampie e sovrapposte, filtrato dalla nebbiolina attraverso cui sembra arrivare la voce di Wayne Coyne, che il videoclip girato da George Salisbury – quello sì, abbastanza folle, ma tutto sommato anche contenuto, essenziale – ci mostra come un leone scarmigliato e un po’ attempato, vagamente somigliante a un misto fra Robert Plant e Beppe Grillo, mentre vaga ammantato di una bandiera americana, un po’ dentro una bolla gigante un po’ no, sullo sfondo di un tramonto e di fuochi che sembrano evocare la fine di qualcosa.
In giro sento che in questi giorni parecchia gente sta facendo strani sogni, me compreso. Da uno di questi deve essere uscito quello che è semplicemente un bel pezzo avvolgente, di quelli di cui abbiamo sempre un certo bisogno, e di cui forse avevano bisogno anche i Flaming Lips.