Loop spazio-temporali e rarefazione. Ancora, ancora e ancora.
On & On è uno dei tre pezzi che Daniel Blumberg – musicista e artista visuale – ha scelto come assaggi del suo nuovo lavoro. Che si chiama On & On. Un altro dei tre singoli titola On & On & On. Non solo: apprendiamo che la title-track ricorrerà quattro volte. On, and on, and on, and on. Il tempo si dilata e si avvita su se stesso: probabilmente è quello che succede se uno ascolta la canzone troppo a lungo, senza nemmeno il bisogno di metterla in loop. Così come succede al tizio in motorino che nel video continua a girare sempre lo stesso angolo, apparentemente ignaro dei paradossi spazio-temporali che sta così sconsideratamente generando.
Eppure, non fosse per gli armonici nervosi di violino e violoncello che introducono e permeano il brano, evocando a loro volta fluttuazioni e alterazioni della coscienza, la canzone sarebbe anche moderatamente normale, melodica, a suo modo rilassante, anche se inevitabilmente sospesa in un limbo stranito. Semmai, è ciò che la circonda – il rumorismo degli archi, il suono di una porta che sbatte – a dare l’impressione di trovarsi da qualche altra parte, o di aver subito una metamorfosi kafkiana e di essersi incarnati in una libellula che vola a pelo d’acqua su uno stagno, turbando appena la superficie. Una sensazione buffa, inebriante, sorprendentemente piacevole.
L’album nasce live, dai talenti dello stesso Blumberg e di una manciata di altri ottimi e sghembi musicisti, registrati da Peter Walsh e introdotti da un saggio di David Toop e da dei ritratti fotografici a opera di Brigitte Lacombe. Anche chi non ama troppo le stranezze multimediali potrebbe essere stuzzicato da queste atmosfere tutte particolari, nebulose, suadenti e allo stesso tempo messaggere di qualcosa di familiare. Un barlume, un ricordo, una visione.