Aggiornare l’attitudine conscious ai tempi del COVID-19. Perché l’unione fa la forza, anche nella musica.
«Un giorno la lunga battaglia tra l’umanità e le forze dell’avidità e della divisione finirà e in quel giorno, finalmente liberi, organizzeremo una fottuta festa».
Così viene introdotto il nuovo pezzo di Killer Mike ed El-P, quaranticinque anni a testa, tra i principali esponenti dell’anima dura e pura del conscious hip-hop che riprende fiato in RTJ 4, il loro nuovo album registrato presso lo Shangri-La Studio di Rick Rubin e gli Electric Lady Studios fondati da Jimi Hendrix nel 1970.
Scevri dalla seduzione patinata che ha sganciato il rap dalla “democrazia dal basso” che era alle sue radici, i Run the Jewels si sporcano le mani con un flow compulsivo, ossessivo, marchiato dalle cicatrici della strada. Non si tratta delle solite quattro fregnacce ben confezionate che riguardano “da guns, da drugs & da bitches” piazzate per perpetrare il prodotto, ma piuttosto di una preoccupazione vera per i nodi irrisolti della società (disparità sociale, povertà, iniquità) che oggi, in piena emergenza da COVID-19, si sono amplificati.
La musica è unione, celebrazione, rivoluzione e non basta il mondo virtuale (lo sanno bene loro che hanno scritto la musica del videogame Cyberpunk 2077) per creare quella connessione di intenti e di corpi che è la vera forma di potere.
Ooh LA LA, lungi dall’essere una ballata scanzonata su come lo spirito delle persone possa vincere sul bieco materialismo, è un’ode alla forza della consapevolezza sfrondata da ogni becero buonismo. Il mondo, ora fragile di fronte alla propria vulnerabilità, sarà obbligato a gettare via gli orpelli inutili per ritrovare la voce della verità?
L’idioma street style è nudo e ha perso i suoi bling bling. Per citare i Public Enemy: «Non importa quale sia il nome, siamo tutti uguali, pedine di una grande partita a scacchi».