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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Fiona Apple: I Want You to Love Me
The Big Apple doesn't lie

Correndo con le cesoie in mano. Per dirti ti amo.

Fiona Apple è uno di quegli illuminanti esempi a proposito dei quali bisognerebbe rivalutare il proprio snobismo nei confronti della cosiddetta etichetta generalista di pop music. Un genere sovente ad appannaggio di estetiche – oltre che di contenuti – che si rifanno ai medesimi pattern triti e ritriti, spesso orientati alle stesse logiche fascistoidi (concedeteci…) del Dio Marketing, che, però, la signorina ha sempre imparato a trattare con peculiare riserbo.

La Apple, superati i quaranta e a circa 8 anni dall’ultima perla discografica The Idler Wheel…, riesce ancora una volta, coi suoi tempi, a farsi apprezzare a tutto tondo. Trovando nuovi spazi e creatività, riplasmando ponderatamente la sua bellezza e al tempo spesso mantenendo un’identità che – seppur varia – è ancora salda alla sua autenticità specifica. Da ragazzina maudite, ora matura sperimentatrice.

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Fetch the Bolt Cutters (tratto probabilmente da una battuta dell’agente Stella Gibson in The Fall) è infatti un grande ritorno, che mostra estro, classe e una fantasmatica abilità di sperimentare e divertirsi. Proprio un tale melting pot di intenzioni e attitudini riesce a colorare di bello ogni angolo di questo nuovo lavoro, ricco di collaborazioni, ma fondamentalmente ancorato alla dimensione intima e domestica dei propri spazi. Il disco, infatti, amplifica (nei suoi toni percussivi così sottolineati) un sentimento che sembra – in questi giorni di lockdown – ancora più potente espressivamente.

In I Want You to Love Me, le influenze jazz girano nell’aria come entità presenti ma evanescenti, lasciando il territorio principale all’effetto ritmico straniante, divertito e malinconico allo stesso tempo, e a quelle armonie di chi, pur intendendo il pianoforte come compagno della giovane età, riesce a farlo parlare in maniera sempre più matura e consapevole.

Fiona Apple 

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