Come prendere una canzonetta, distruggerla e trasformarla in un’arma letale.
In un’ipotetica compilation dei pezzoni da classifica degli anni ‘90 non può mancare What’s Up. Le 4 Non Blondes sono state buttate sul mercato con un album che vendette molto, sia per il singolone intasaradio, sia per il look delle nostre che andava ad addomesticare (e rendere quindi vendibile alle masse, snaturandolo) il movimento delle riot grrrl. Se Bikini Kill, L7 o Babes in Toyland sembravano cool ma troppo ostiche, le quattro non bionde andavano benissimo per tutti i palati. Palati che però si accorsero presto di quanto la band non fosse in realtà nulla di che. Si sciolsero subito dopo il tour, Linda Perry si diede alla carriera solista affiancandosi alla produzione con risultati eccellenti e ai posteri rimase solo quell’unico brano.
What’s Up fa parte di quelle canzoni semplici, che tutti conoscono e che tutti coverizzano, spesso con risultati agghiaccianti che bisognerebbe evitare in tutti i modi. A meno che l’artista che decide di gettarsi nell’impresa sia serio.
Anja Plaschg, ovvero Soap&Skin, non ha bisogno di presentazioni. Negli ultimi dieci anni ha dato alle stampe tre album e una manciata di EP che hanno rivoluzionato un certo modo di intendere l’elettronica, portando la ragazza austriaca nel gotha degli artisti rispettabili. Per il suo trentesimo compleanno (che viene citato anche nel testo) si approccia al singolo multiplatino di cui sopra in maniera personale. Prima cosa cambia il titolo. Seconda cosa toglie l’effetto coro da stadio trasformando la voce in un grido sussurrato di dolore. Terza cosa, laddove la musica era una ballata scanzonata da suonare in spiaggia, qui è una stanza vuota dove le mura si riempono di crepe mentre tutto cade a pezzi poco alla volta. La leggerezza è solo una chimera mentre la vita ci cade addosso e le trombe sintetiche sul finale sono lo scherzo dell’esistenza che, come il pifferaio magico, portano il nostro equilibrio psichico verso il baratro dell’insanità.
Dolorosamente divina.