Il piacere della violenza nel thrash del vecchio continente.
La storia ha deciso che quando si parla di thrash metal il punto massimo del genere sia ad appannaggio del quadrilatero americano formato da Metallica, Megadeth, Slayer e Anthrax, altresì conosciuti come Big 4. Le retrovie sono in mano a mostri sacri quali Overkill, Testament, Exodus e Death Angel, quasi come se il thrash di qualità fosse un marchio esclusivo USA: nulla di più sbagliato.
I tedeschi Kreator, assieme a Sodom e Destruction, sono stati i fautori di alcuni dei dischi migliori in materia, e in trentotto anni di carriera non hanno mai tradito le loro radici (pur sperimentando parecchio negli anni ‘90 con i controversi – ma validissimi – Endorama e Outcast). Sempre corrucciati (ed è anche lì la differenza sostanziale con i colleghi d’oltreoceano) Mille Petrozza, Ventor & Co. con caparbietà e tenacia hanno continuato per la loro strada creando un suono che poco alla volta ha assorbito diverse sfumature, pur restando sempre e comunque riconoscibile, cosa non comune.
Questo nuovo singolo uscito un po’ a sorpresa ribadisce lo stato di grazia della band, che – pur utilizzando tutti gli schemi compositivi accumulati nel corso della carriera – risulta qui ancora efficace e convincente. Dalla prima sezione con riff chiusi da note dissonanti figli di Extreme Aggression, passando per la sezione più moderna e catchy mutuata dai ‘90 e finendo con gli incisi melodici ed epici che hanno fatto la fortuna delle loro uscite più recenti, il brano cresce e si fa strada senza pietà a riprova che il trademark dei Kreator ha ormai raggiunto dei livelli qualitativi tali da rendere difficile deludere gli appassionati. Dove manca l’immediatezza assassina di Pleasure to Kill troviamo la raffinatezza furiosa di Enemy of God, il tutto suonato con la verve di Gods of Violence da persone che lo fanno di mestiere dall’età in cui la maggior parte dei ragazzini modificano il carburatore del motorino, e si sente.
Tenendo fuori gara i Voivod che sono di un pianeta alieno, i Kreator continuano a meritarsi un posto tra le band più qualitativamente alte di un genere che ha regalato sì alcuni capolavori della musica, ma anche delle gran ciofeche (pure a firma di qualcuno dei Big 4 di cui sopra, va detto). Un grande ritorno? No, una conferma eccellente.